OLTRE 100 OPERE DI EDWARD MUNCH 11 febbraio - 2 giugno 2025
Sono oltre cento i capolavori del grande pittore norvegese Edward Munch, tra i principali artisti simbolisti del XIX secolo e anticipatore dell'Espressionismo, prestati eccezionalmente dal Munch Museum di Oslo. Renderanno unica la retrospettiva "Munch. Il grido interiore", aperta al Palazzo Bonaparte di Piazza Venezia e visitabile fino al 2 giugno 2025.
La mostra,curata dalla studiosa Patricia G. Bermann con la collaborazione scientifica di Costantino D’Orazio, racconta l'intero percorso dell'artista norvegese. Reduce dal successo di Milano, al Palazzo Reale, è prodotta e organizzata da Arthemisia che celebra con questa eccezionale iniziativa il suo venticinquesimo anniversario. “Siamo onorati ed orgogliosi di aver potuto realizzare questo grandioso progetto – ha detto all'inaugurazione Iole Siena, Presidente di Arthemisia – in collaborazione col Munch Museum di Oslo. Munch mancava da molti decenni in Italia e il grande successo riscosso nella prima tappa milanese ci ha confermato quanto grande sia l’amore del pubblico verso questo artista capace di darci emozioni fortissime.”
Ad integrare la mostra, è previsto un ampio palinsesto di eventi che coinvolgerà diverse realtà culturali della città e che andrà ad approfondire la figura dell’artista.Tra le molte opere celebri dell'autore dell "Urlo" potranno essere ammirate nel percorso espositivo La morte nella stanza della malata (1893), La morte di Marat (1907), Autoritratto (1881-82), Muro di casa al chiaro di luna (1922-1924), Notte stellata (1922–1924), Le ragazze sul ponte (1927), Malinconia (1900–1901) Disperazione (1894) ), Danza sulla spiaggia (1904), Lotta contro la morte (1915) e una delle versioni litografiche de L’Urlo (1895), Donna sui gradini della veranda (1942).
Tante altre le opere che raccontano la personalità di questo tormentato autore (1863 – 1944), dai suoi esordi fino alla sua morte. La sofferenza e l'angoscia di una vita segnata da lutti e da malattie sono sempre presenti e vengono percepite da chi le guarda con un coinvolgimento emozionale. La perdita prematura della madre a soli 5 anni, della sorella, del padre e poi del fratello e la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen, sono stati il materiale emotivo su cui Munch ha tessuto la sua poetica.
I suoi volti sono senza sguardo, i paesaggi appena accennati ma di forte impatto con l'uso del colore, hanno fatto in modo che le sue opere trasmettano messaggi universali. Insieme c'è l'osservazione della natura, come fonte di armonia e di energia e la presenza costante delle forze invisibili che animano e tengono insieme l’universo e che lui vuole rendere visibili. Nei suoi scritti, Munch dichiara esplicitamente che i ricordi sono strumentali nel suo lavoro. E' uno degli artisti che ha saputo meglio interpretare sentimenti, passioni e inquietudini dell'anima, comunicandoli in maniera potente e diretta. Ispirato agli esordi dal naturalista norvegese Christian Krohg, che lo incoraggiò alla pittura, negli anni Ottanta del Novecento andò a Parigi dove assorbì le influenze impressioniste e postimpressioniste che gli suggerirono un uso del colore più intimo, drammatico ma soprattutto un approccio psicologico. A Berlino contribuì alla formazione della Secessione Berlinese e nel 1892 si tenne su invito la sua prima personale in Germania, che fu reputata scandalosa e chiusa dopo appena una settimana.
Munch venne così percepito come l’artista eversivo e maledetto, un'identità in parte promossa dai suoi amici letterati. Si dedicò anche alla produzione di stampe e, grazie alla sua sperimentazione, divenne uno degli artisti più influenti in questo campo. Dagli anni ’80 del XIX secolo, a partire da La bambina malata le opere di Munch iniziano a raccontare i suoi ricordi manipolati attraverso la pittura e la scrittura, un’attitudine che durerà per tutto il resto della sua vita. Verso il 1890 Munch comincia a organizzare le sue immagini di desiderio erotico, risveglio sessuale e desolazione in una serie chiamata “Amore” che sviluppa nel corso dei decenni successivi e trasforma nella serie intitolata “Il Fregio della vita”.
Segnato nel fisico e nel morale, in pieno crollo psicologico, si ricoverò poi volontariamente in sanatorio, dopo relazioni amorose dolorose, abuso di alcol e un traumatico incidente alla mano. Viveva la sua vita -come scrisse- “sull'orlo di un precipizio” .
In una clinica privata tra il 1908 e il 1909, produsse moltissime opere, identitarie del suo stato d'animo e dallo spettro della morte. Le sue rappresentazioni di allucinazioni, ombre allungate dietro alle figure e rivoli di pittura che evocano l’immagine di corpi che si dissolvono, vogliono suggerire lo stato d'animo dei malati.
Viaggiò all'estero, anche a Venezia, a Firenze e a Roma cerca ispirazione. Qui nel 1927 progettò la tomba dello zio Peter Andreas Munch, famoso storico norvegese, al Cimitero Acattolico. Poi il ritorno in Norvegia, stabilendosi al mare, dipingendo paesaggi e dove iniziò a lavorare ai giganteschi dipinti murali che oggi decorano la Sala dei Festival dell'Università di Oslo. “Dato che sto lavorando con i grandi formati, per me è fondamentale poter ammirare gli affreschi di Michelangelo e Raffaello”, annota. Queste tele, le più grandi dell'Espressionismo in Europa, riflettono il suo sempre vivo interesse per le forze invisibili e la natura dell'universo.
Nel 1914 acquistò una proprietà a Ekely, Oslo, dove continuò il suo lavoro sperimentale intrecciando varie forme di creatività: dalla pittura classica al cinema, dall’incisione alla fotografia. Rappresentò anche scene di vita agricola e di balneazione, perchè i bagni di mare erano considerati allora vere terapie mediche.
Morì nel sonno nel 1944, appena un mese dopo il suo ottantesimo compleanno. Dopo aver studiato la grande tradizione rinascimentale nei suoi viaggi in Italia e aver assorbito le novità del post-impressionismo di Cézanne, Gauguin e Van Gogh, dopo aver interagito con la generazione emergente degli espressionisti, Munch riesce ad inaugurare un linguaggio personale, in cui applicare con una certa libertà controllata regole inedite, dove il colore assume un potere straordinario.
La Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale è main partner della mostra che gode del patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura, della Reale Ambasciata di Norvegia a Roma e del Giubileo 2025 – Dicastero per l'Evangelizzazione. Gli sponsor sono Generali Valore Cultura e Statkraft, special partner Ricola, mobility partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner la Repubblica, hospitality partner Hotel de Russie e Hotel de la Ville, sponsor tecnico Ferrari Trento e radio partner Dimensione Suono Soft.
Informazioni e prenotazioni
+39 06 87 15 111 www.arthemisia.it www.mostrepalazzobonaparte.it Biglietti Open € 22,00 Intero € 18,00 Ridotto € 17,00
Mariella Morosi