Gli esemplari di pesce spada nel Mar Mediterraneo dagli anni '80 ad oggi sono diminuiti drasticamente: -70%. Dopo trent'anni di sovrapesca, resta solo il 30% di disponibilità di questa specie ittica da sempre rinomata. Questo è il risultato di uno studio Iccat, la Commissione internazionale per la conservazione dei tunnidi e specie affini. L'esortazione di Oceana ai Paesi membri dell'Ue che condividono le acque mediterranee è chiara: «prendere in mano le redini e definire un piano di azione efficace per ridurre la pesca eccessiva del pesce spada. Le misure in atto ad oggi si sono infatti rivelate deboli, inadeguate e miopi».
Il pesce spada, sottolinea l'associazione ambientalista, «è una delle risorse maggiormente sovrapescate in Mediterraneo e a causa della mancanza di un'adeguata gestione non si paventa la possibilità di un suo recupero verso la sostenibilità nel breve termine. E il 70% delle catture di pesce spada in Mediterraneo sono composte da individui giovanili che non hanno ancora raggiunto la taglia di riproduzione, rendendo estremamente difficile il recupero biologico di una specie fortemente sfruttata».
«È arrivato il momento - dice Lasse Gustavsson, direttore esecutivo di Oceana in Europa - di mettere fine alla sovrapesca e riportare la popolazione di pesce spada in Mediterraneo a livelli sostenibili. Vogliamo assistere alla messa in atto di un piano di recupero senza ulteriori ritardi e che, insieme ad altre misure, definisca quote per il pesce spada. Sappiamo che questo tipo di piani di recupero robusti hanno funzionato per popolazioni simili quali il pesce spada dell'Atlantico o il tonno rosso».
Oceana fa quindi appello alla Commissione europea e agli Stati membri che condividono le acquee del Mediterraneo per promuovere un piano di recupero del pesce spada che sia robusto e trasparente, che consenta di recuperare lo stock a livelli sostenibili e che sia quindi adottato dalla commissione Iccat il prossimo novembre.